Dipendere Affettivamente
La dipendenza affettiva è una dipendenza a tutti gli effetti, non sono io a governare le parti interne di me, non riesco a gestirle ma è qualcun altro che prende il controllo delle mie parti.
Tante persone, senza rendersene conto e senza esserne consapevoli portano dentro di se un mondo di fragilità, fragilità che prendono corpo quando noi siamo già staordinariamente piccoli e quindi costruiamo l’intera personalità sulle nostre cicatrici psichiche che non sono mai state elaborate e quindi analizzate.
Chi è il dipendente affettivo?
In fondo il dipendente affettivo dipende dalle proprie emozioni come l’angoscia, la paura, la rabbia e non è in grado di gestirle autonomamente.
Ecco quindi che molte personalità non riescono a vivere senza l’altro e quindi hanno bisogno dell’altro per la loro sopravvivenza.
La cosa che più di tutti temono è rivivere l’abbandono che nei casi più gravi viene vissuta come una vera e propria paura di morire, proprio come la paura del bambino di essere abbandonato dalla mamma come se rischiasse la respirazione e quindi la vita.
La personalità di tipo border (massima espressione della personalità che vive al limite, al confine) cerca, ad esempio, di evitare a tutti i costi l’abbandono, mette in atto tutta una serie di comportamenti al fine di esorcizzarlo ma si tratta di comportamenti destinati comunque al fallimento, dal momento che le richieste del border sono irrealistiche, come avere l’aspettativa che l’altro sarà sempre presente affettivamente, tendendo a restringergli gli spazi personali per averlo a sua completa disposizione.
È ovvio che il border sceglierà con estrema precisione la sua vittima, che generalmente coinciderà con un altro dipendente affettivo, capace, inizialmente, di soddisfare con più facilità le sue richieste.
La personalità di tipo border
La personalità di tipo border fondamentalmente è una personalità egoistica, non in grado di amare;
utilizza le sue armi, come ad esempio la seduzione, al fine di manipolare l’altro e quindi ottenere lo scopo di averlo come sua proprietà.
Nella fase iniziale del rapporto il dipendente affettivo tende ad iper-idealizzare l’altro
” È arrivato il salvatore che gestirà le mie dinamiche interne!”
ma nel momento in cui non sarà più in grado di farlo, tenderà ad iper-svalutarlo, passandolo automaticamente dal “salvatore al carnefice”.
Ecco quindi che il partner, non essendo in grado di soddisfare le aspettative sempre più alte del dipendente affettivo, fa scattare, nel border un sentimento ben noto: la rabbia!
Perché la rabbia?
Perché risperimenta l’abbandono, torna a rivivere il sentimento cronico di vuoto e senza l’altro non sa più esistere.
Ecco quindi la ricerca spasmodica di un altro, di un altra persona, di un’altra “vittima” che possa di nuovo tornare a soddisfare il border, tornare quindi a ridargli la vita e quindi l’ossigeno vitale proprio come avviene nella respirazione.
Cosa c’è alla base del comportamento del border?
Alla base dei comportamenti del border c’è generalmente una dinamica infantile irrisolta con la figura materna che non è stata interiorizzata.
DA BAMBINO:
“La mamma, quando è presente è buona, quando non è presente, (non essendo stata interiorizzata), diventa cattiva”DA ADULTO:
“Quando il partner c’è, è presente, è buono, quando il partner è assente o lontano è cattivo.”
La normale tappa evolutiva, nella crescita di un bambino, fa si che la figura materna quando è ben interiorizzata, sia sempre “buona” , protettiva, sia quando la mamma è presente, sia quando la mamma è assente o lontana.
Se queste dinamiche psicologiche profonde non vengono analizzate ed elaborate, possono provocare problemi alla persona ed alla sua sfera relazionale.
Ecco perché dobbiamo avere il coraggio di guardarci dentro, di lasciarci aiutare al fine di sanare questi processi psichici.
Questo è un percorso indispensabile perché se non lo facciamo con il tempo queste paure letteralmente si sclerotizzano, cioè non solo non si risolvono ma si incancreniscono e si solidificano.
Dott. Roberto Re
Psicologo Clinico
Esperto in Ipnoterapia, Auricoloterapia e Psicosomatica